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Obiettivo fondamentale di tutti: morire

Oggi facciamo fatica a comprendere che la morte fa parte della vita. Quando abbiamo dei bambini o ragazzi a cui è morto il nonno, facciamo vedere ai nostri cos’è la morte o li nascondiamo dalla morte? Stare solo sulle cose terrene è davvero efficace? Così è la pienezza della vita, senza sapere che nessuno vivrà per sempre?

Mi hanno insegnato che le emozioni che proviamo, ci sono anche quando muore qualcuno a cui vogliamo bene, anche se non lo vediamo. La morte può esserci per svariate ragione, anche in età giovanile, perciò dobbiamo vederla e condividerla. I soldi non fanno di noi il meglio, e non ci fanno comprendere che la vita è meravigliosa a prescindere da ciò che viviamo giornalmente. Vivere la morte come una gentile accettazione di quello che siamo ci fa vivere al meglio e ci arricchisce.

La morte è bellezza di qualcosa che potrà sopravvivere dentro di noi, è quello che gli altri ci danno quando muoiono e che noi dovremmo dare quando moriamo a chi ci incontra. Credo che la morte sia la bellezza della vita piena e non di rimpianti.

Credo che nel bene e nel male, la morte delle persone a cui vogliamo bene porta sofferenza, ma deve portare anche ad una revisione di sé meravigliosa, dei propri valori, perdonando le persone per ciò che possono anche aver fatto di male per noi, ma avranno fatto anche del bene.

La nostra vita va presa così com’è nel bene e nel male, va tenuta nella giusta considerazione, va presa e se si può si può anche migliorarla. Non restiamo nel passato, viviamola ora nel presente la vita, perché la morte ne fa parte, è un’occasione di crescita che libera e trasforma, ognuno di noi.

Viviamo la morte delle persone che amiamo come un’occasione per rivederci, e pensare che avremmo potuto prendere qualcosa da quella persona che non c’è più, è la gentilezza di comprendere la nostra vita.

Quando le persone muoiono con un incidente, d’infarto, è chiaro che non c’è un accompagnamento, ma dobbiamo comprendere i valori che la vita ci dà: la morte fa parte di noi. Quando chi muore ha dei tempi più lunghi, l’accompagnamento è fondamentale, parliamo con queste persone del bene e del male che ci hanno fatto e loro faranno lo stesso, nulla è così bello come la condivisione, di ciò che abbiamo vissuto. Se la persona a cui volete bene ha l’alzheimer, condividete subito ciò che vorreste dirgli, e quando la malattia peggiorerà, capirete che l’amore c’è comunque, per tutto ciò che è quella persona.

Un distacco da quella persona, quando si è preparati, in cui sapersi perdonare reciprocamente è da sperimentare. Quando non c’è questo accompagnamento, pensiamo a ciò che di buono e di cattivo ci ha dato e condividiamola in una preghiera (non per forza religiosa la preghiera, uno può anche essere ateo, la preghiera è qualcosa che viene dentro di noi).

A volte capita, che quando muore qualcuno a cui abbiamo voluto bene, incontriamo delle persone che conoscevamo, ma non consideravamo amiche e in realtà capisci che quella persona è una tua amica nel dolore e così potrai condividerla nel tuo benessere, crescendo il vostro potenziale.

La morte credo che sia qualcosa da comprendere nella nostra vita, è una gratitudine profonda, bisogna però cambiare la nostra prospettiva, è qualcosa che viene aggiunto e non tolto.

Credo che anche la morte delle persone a cui vogliamo bene è una grandissima risorsa, sfruttiamola, è il dolore di ciò che non può non esserci, condividiamolo.

Noi siamo corpo e anima, quando muore qualcuno usiamo la sua anima per crescere con una luce diverse, che ci faccia colorare ciò che stiamo vivendo in modo comunque positivo, anche nel dolore.

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