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Mindfulness come fitness della concentrazione

Le neuroscienze in questi ultimi anni hanno effettuato numerose ricerche a livello globale a chiarire alcuni meccanismi cerebrali grazie alla mappatura del cervello in pratica ossia, per chi dal punto di vista scientifico ha delle lacune, si è osservato che cosa accade alla materia grigia a seguito di alcuni stimoli.

Quali sono gli stimoli che agevolano la consapevolezza attraverso con le neuroscienze? E quanto di questi stimoli ci aiuta con la minfulness?

La connessione del nostro mondo iper-connesso

Purtroppo lavoriamo poco sulla nostra capacità di attenzione, sia come studenti che come lavoratori, ciò porta ad avere meno concentrazione e quindi meno efficienza nello svolgimento del lavoro.

Tutto ciò ci porta ad avere meno empatia e quindi giudichiamo, cosa che secondo Kabat Zinn non è opportuna nella mindfulness.

Per fortuna la neuroplasticità del cervello, cioè la capacità del sistema nervoso di modificare la sua struttura in risposta a una varietà di fattori intrinseci o estrinseci, capacità di adattamento, ci può agevolare nel ristrutturare la nostra attenzione e concentrazione.

Il nostro cervello è flessibile, chi ci ha aiutato a stabilirlo è il neuroscienziato americano Paul D. McLean che individuò tre funzioni anatomiche: il cervello rettiliano, il cervello limbico e il cervello corticale. Il primo, secondo quanto riferisce la scienza, è la sede degli istinti primari e delle funzioni vitali (controllo del ritmo cardiaco e respiratorio…); il secondo – più evoluto – presiede l’espressione e il controllo delle emozioni; la corteccia – la parte che si è evoluta più tardi nello sviluppo del genere – è la sede delle funzioni mentali più complesse ed elevate, nonché sede dell’autocoscienza.

La neuroplasticità valuta che nel corso dell’esistenza nascono continuamente cellule cerebrali che si scambiano ‘informazioni’ attraverso le sinapsi; e, secondo quanto emerso, stimolando in modo opportuno il cervello, la conseguenza è l’aumento delle capacità funzionali dell’individuo grazie alla neurogenesi. Ecco perché ha quindi senso parlare di ‘ginnastica mentale’: quando una persona smette di praticare un’attività, infatti, le reti neuronali interessate cadono in disuso e possono anche dissolversi.

Uno dei processi che dimostrano il buon funzionamento del cervello è l’attenzione. Non per nulla, William James l’ha definita come “il processo fondamentale di benessere mentale e cerebrale”. “Si tratta di un processo fondamentale, perché con l’attenzione ci si concentra su uno specifico compito e si aumenta l’efficienza e la capacità produttiva”, argomenta Poggi.

“Inoltre grazie all’attenzione sviluppiamo le relazioni interpersonali perché generiamo ‘risonanza’; poi sviluppiamo la capacità di contemplazione che, apparentemente inutile, in realtà è fondamentale, in quanto l’uomo è un essere vivente che va oltre al ruolo di mera macchina produttiva”. Infine, secondo il manager di Mida, l’attenzione è cruciale nel processo di autoriflessione, “una caratteristica unica dell’uomo”, che ci conduce “all’autoconsapevolezza” grazie alla capacità di rivolgere l’attenzione verso se stessi mentre sta accadendo qualcosa”: “È una funzione straordinaria, in quanto permette di tenere conto di ciò che succede”, dice Poggi.

Imparare a essere più presenti a noi stessi

La Mindfulness è uno stato di coscienza qui ed ora, è un testimone equanime di noi stessi. È la propria presenza mentale.

Con la Mindfulness si lavora soprattutto sulla respirazione sia da una posizione rilassata che mentre comminiamo. Aiuta moltissimo la concentrazione, anche mentre si studia o si lavoro. Si focalizza l’attenzione su noi stessi, ma in rapporto con gli altri, senza giudizio.

L’attenzione o concentrazione della mindfulness deve richiedere impegno, se non la facciamo purtroppo rientra nella ginnastica mentale non effettuata, per cui potremmo perderla dal punto di vista cerebrale.

Dobbiamo quindi comprendere che la Mindfulness è una respirazione consapevole che va valorizzata, tutti i giorni o quasi, senza però essere un obbligo, da bambini, ragazzi e adulti; ci aiuta nell’attenzione e nella concentrazione.

Bibliografia

M. Poggi

R.D. Siegel (2016)

Manna (2010)

M.E. Seligman (2005)

Dalai Lama (2001)

Paul D. McLean (1950)

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